La fotografa britannica Laura Stevens, residente a Parigi, esplora lo sguardo femminile in ritratti narrativi in cui si combinano dramma cinematografico ed estetica pittorica.

“Sdraiata supina, vedo queste tre parole – “Tu oublieras aussi”(Anche tu dimenticherai) – tatuate tra le montagne all’interno del braccio sinistro. Queste parole che mi hanno sempre perseguitato. Mi dimenticherai? Ti dimenticherò? Quali ricordi conserveremo? Mi ritiro dal presente e guardo la nostra scena dall’alto, avvolti l’uno nell’altra nel buio. (…)”. Questa è la premessa iniziale di Tu oublieras aussi, la nuova serie di ritratti narrativi di Laura Stevens. Questa fotografa inglese, che ha studiato alla Leeds Metropolitan University e all’University of Brighton, cerca di comprendere la condizione umana. Per oltre un decennio ha esaminato i temi dell’intimità, della solitudine, della perdita e del desiderio. Il suo punto di vista femminile e autobiografico tenta di rappresentare la nostra interiorità inespressa in racconti visivi, per una migliore comprensione di noi stessi. Ovviamente, il lavoro di Laura Stevens, descritto nella tradizione dei fotografi intimisti, come Jo Ann Callis e Nan Goldin, ha rapidamente attirato musei, gallerie, festival e la stampa francese e internazionale.




Spazio intimo
Dopo la serie A Latest Spring, che ha scattato durante la pandemia i legami delicati e complessi di una famiglia allargata nel cuore di una casa nel sud della Francia, Laura Stevens esplora in questa nuova serie il concetto di coppia. Ci immerge così nelle reminiscenze di una relazione personale e sentimentale. Il suo approccio si concentra su due corpi e sul legame tra loro, mettendo in discussione la memoria del desiderio e la sua rappresentazione. Tutto ciò che rimane nelle sue produzioni sono le vestigia di momenti incompiuti e (im)precisi che intrecciano fantasie, sogni e realtà. Scatti dai colori intensi, immersi nella luce e nell’ombra, dove il dramma cinematografico compete con l’estetica pittorica. “Tanto ardore in uno spazio così piccolo; quello di un corpo, di amore e di futuri possibili. Sfuggire alla nostra presa, sempre in fuga, in evoluzione ed eruttiva. Da anni combatto contro queste parole scritte sulla tua pelle. Ma non c’è niente da fare. Lo dimenticheremo. Eppure resistiamo”, continua la fotografa nelle sue riflessioni poetiche e malinconiche. Questa virtuosa riesce a trasmetterci tutta questa atmosfera carica di intensità carnale e tensione emotiva.








