« COMPAGNONS DU DEVOIR » NELLE GALLERIE DI NEW YORK
Francia – Parigi
Stati Uniti – New York
Con una carriera unica e ricca, Pierre Yves Guenec è nato nel 1990 a Nantes. Si evolve lì in un universo che mescola le arti, la letteratura, ma anche lo spirituale. Dopo un periodo presso gli Ateliers de Sèvres e la Scuola Nazionale di Belle Arti, si rende conto che le lezioni teoriche non gli bastano. Attratto dal mondo dei materiali, si rivolge alle arti decorative. Una svolta che ha dato i suoi frutti nel 2015 quando viene ricevuto come Compagnon du Devoir. Una traiettoria che trova conferma l’anno successivo quando diventa per tre anni segretario nazionale per i fabbri, i metalmeccanici e le fonderie.
Poi direzione verso gli Ateliers Saint Jacques, una venerabile istituzione ben nota a chi ha familiarità con il mondo del restauro del patrimonio e dell’architettura contemporanea, ma anche dalla scena artistica grazie alla Fonderia Coubertin, per i suoi laboratori di bronzo e metallo sbalzato. Vi officia per i più grandi nomi del design e dell’architettura, collaborando con gallerie internazionali e sviluppando l’istituzione negli Stati Uniti.
Con un punto d’appoggio su entrambe le sponde dell’Atlantico, nel 2022 ha aperto il suo studio a Parigi e New York. La sua proposta? Avvicinarsi ai nostri mondi da un punto di vista spirituale e “trasfigurare i materiali per rivelarne la bellezza”.
Attraverso la sua pratica del design, ma anche della scenografia, della creazione artistica e dell’architettura d’interni, questo spirito creativo è desideroso di pensare a “usi e archetipi; l’immanenza degli oggetti, l’impatto degli spazi e la forza dei simboli”, per inventare “così il linguaggio di un futuro favorevole allo sviluppo dell’essere”.
Sempre fortemente legato al suo primo amore, l’artigianato, affida le sue creazioni ai migliori artigiani francesi ed europei, il cui know-how stimola la sua immaginazione. Pertanto, tutte le sue collezioni sono co-firmate dallo studio e dagli artigiani che hanno lavorato alla loro creazione.
Tra le piccole meraviglie del suo repertorio, “Rocky”. “È il primo tavolo realizzato dallo studio, spiega il designer. È arrivato dopo mesi e mesi di ricerche, anni di lavoro. Quando è stato pubblicato, ho perso un carissimo amico, Rocky Lafleur, che mi aveva aiutato enormemente e questo primo pezzo è quindi dedicato a lui. Scolpito in un unico blocco di marmo, prezioso, intero, tutto in curve eppure molto geometrico, mi ricordava Rocky”.
Da non perdere soprattutto “Tower of Babel”, “un concetto di lampada modulare basato su questo mito dell’Antico Testamento che, oltre ad essere caro ai Compagnons di cui faccio parte, è anche un inno alle diversità culturali. C’è una connessione molto chiara nell’Antico Testamento tra la parola e la luce. Mi è sembrato quindi interessante trasporre questo concetto in una lampada in cui ogni modulo richiamasse una lingua, quindi una cultura. E più linguaggio c’è, più luce c’è”. Un talento da seguire.
Lisa Agostini