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JOANNA PIOTROWSKA

Caos domestici

Attingendo alle fonti del linguaggio del corpo e della poesia dell’assurdo, Joanna Piotrowska ha fatto della costrizione la cornice della sua pratica multimediale volta a mettere in scena corpi in tensione in posture artificiali per far emergere la violenza dei rapporti umani che oscillano dalla stretta all’oppressione

© Joanna Piotrowska, Senza titolo, 2015, 21 x 27 cm, stampa alla gelatina d’argento
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© Joanna Piotrowska, Senza titolo, 2022, 130 x 160 cm, stampa alla gelatina d’argento

“Attraverso la fotografia, il film e la performance, Joanna Piotrowska indica le logiche secolari del dominio che, spesso latenti o inconsce, governano le strutture domestiche”; “le sue rappresentazioni di corpi e gesti, spazi e oggetti” mostrano così i “meccanismi di autorità e difesa che sono essenziali nella nostra esistenza quotidiana”. L’assenza di “chiavi” – gli elementi scatenanti (divieti, codici, violenza psicologica o fisica, ecc.) non rivelati –, “conferisce alle sue immagini [e alle sue installazioni] attraversate dalle nozioni di contatto e resistenza un carattere altamente enigmatico”, spiega Anne-Lou Vicente a proposito del lavoro inquietante dell’artista invitata alla sua mostra L’Irrésolue al Plateau (vedi Acumen #32).

Scene equivoche

Giocando con l’ambivalenza delle cose (luoghi, oggetti, interni, ecc.), esseri e atteggiamenti non contestualizzati, abbandonati al loro destino e al loro significato più elementare, come i protagonisti di una storia il cui quadro e la cornice narrativa, le scene appaiono presto come “racconti di ordinaria follia”.

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© Joanna Piotrowska, Senza titolo, 2023, 160 x 130 cm, stampa alla gelatina d’argento

“Mani che si tendono, si intrecciano, si accarezzano”, i corpi che si abbandonano e si appoggiano ad altri corpi-rifugio oppure fuggono e si rifugiano sotto ripari fatti di un improbabile assemblaggio di mobili e oggetti che danno agli interni l’aspetto di caos domestico…

Caos domestici

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© Joanna Piotrowska, Senza titolo, 2016, 27 x 21 cm, stampa alla gelatina d’argento

Paura e sgomento si nascondono nelle asettiche porte chiuse delle case o negli habitat artificiali degli zoo deserti. Anche i gesti e gli sguardi smarriti emanano una certa dolcezza, pegno di una felicità che si annida nell’intimità dei cuori, perché è questa intimità nascosta, questa verità repressa che l’artista polacca vuole portare alla luce: svelare il mistero che affiora nel gli sguardi e nei gesti sotto l’effetto della costrizione delle pose, spesso strambe, imposte: questo è il segreto della fotografa che vuole liberare i cuori imprigionati nei corpi costretti. Quando la fotografia diventa terapia…

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6, impasse de la Défense, Parigi VIII

Fino al 21 maggio

LA-BAL.FR

Stéphanie Dulout