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STORIE VERE  

© Virginie Barré

Il reale non esisterebbe al di fuori delle sue narrazioni? In un’epoca di invasione del nostro spazio vitale da parte di video e serie, Reel e Stories, fake news e scrolling, lo storytelling è diventato il cuore pulsante delle nostre vite e del mondo dei telegiornali mentre il metaverso ci prepara a diventare presto avatar ?

© SMITH

Questo il presupposto della mostra intitolata, non senza insolenza, “Storie vere”, allestita al MAC VAL. Mettendo in scena finzioni dalle forme più diverse (dal video al disegno passando per la performance o l’arazzo), i circa quaranta artisti riuniti investono “questo spazio fluttuante tra arte e vita”, il vero e il falso, per far emergere nuove “realtà” a cui aderire o meno…

© Yan Tomaszewski

Alcuni artisti, giocando con questi passaggi porosi tra arte e autobiografia, realtà e finzione, ci regalano storie intime, anche impudiche, che, se le strategie narrative messe in atto riescono a “romanzare” la realtà, a inoculare la realtà nella magia della finzione, innescano il processo di identificazione che farà dello spettatore-voyeur un pensatore… Perché, come spiega Frank Lamy, curatore della mostra, la finzione permette di “interrogare i fatti”, mettere in discussione, “decostruire, far apparire” e , citando uno dei suoi contributori “ogni spettatore è invitato a comporre la propria narrazione, tra incubo e sogno” di fronte a queste “micro-storie” dai molteplici livelli di lettura.

© Kent Monkman

Lato distopico, il duo Aletheia si interroga sul potere delle parole del GAFAM, i monopoli digitali che imprimono la loro “parola di verità” su Internet. Nel registro dell’assurdo, Esther Ferrer che, durante una performance attivata durante la Notte dei Musei nel 2014, ha trasformato le storie di vita in cacofonia, preferisce annichilire il linguaggio. Assurdi anche i collage di immagini in storie annidate firmati Hippolyte Hentgen, altro duo.

© Etienne Charry

Facendo ricostruire ai gruppi sociali situazioni di vita reale, Alice Brygo dirige il film documentario verso racconti onirici, proprio come Anaïs-Tohé Commaret riesce a confondere storie raccontate, ricordi e realtà vissuta. All’incrocio tra mito e narrativa esplorativa, Aurélien Mauplot si sforza anche di intrecciare realtà e finzione nelle sue composizioni trompe-l’oeil facendoci dubitare della rappresentazione. Mettendo in scena corpi eterogenei, frammentati, sproporzionati, Laura Bottereau & Marine Fiquet ci fanno dubitare della nostra corporeità, dell’integrità della nostra identità, così come delle creature e delle altre ibridazioni di Kenny Dunkan che cercano di “generare la sua immagine e non quella che gli è stata assegnata”…

© Aurélien Mauplot

“L’opera non è una testimonianza di una realtà esterna, ma è essa stessa la sua stessa realtà”, scriveva Alain Robbe-Grillet nel 1963 nel suo saggio Pour un nouveau roman. E aggiunge: “la funzione dell’arte non è mai illustrare […] ma far nascere domande”.

© Regine Kolle

Stéphanie Dulout

Fino al 17 settembre

MAC VAL – Musée d’Art contemporain du Val-de-Marne

Place de la Libération, 94400 Vitry-sur-Seine

www.macval.fr

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