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QUATTRO VOLTE, SALVADOR DAAAAAALI

Tredicesimo film del prolifico Quentin Dupieux, la cui carriera di cineasta ha ormai superato di gran lunga quella del musicista (conosciuto come Mr. Oizo), Daaaaaaali è un omaggio surrealista in stile lettera d’amore alla personalità folle del leggendario pittore, “troppo grande per un solo uomo”, e quindi raccontato da più di quattro attori.

Quattro attori (Gilles Lellouche, Edouard Baer, ​​​​Jonathan Cohen e Pio Marmaï) – e anche qualcuno in più – si divertono. Con tante “r” arrotate, intonazioni magniloquenti e baffi appuntiti perfettamente cerati, Quentin Dupieux sembra aver organizzato un gioioso concorso per la migliore imitazione di Salvador Dalì (e se tutti sono fantastici, Edouard Baer stravince il primo premio). Come annuncia il titolo, dove anche la moltiplicazione della prima vocale gioca su questa esagerazione, Daaaaaali è un film tanto sulla figura di Salvador Dalì quanto sul personaggio mediatico che il pittore si è creato. Il messaggio è chiaro: l’artista che parla di sé solo in terza persona accetta l’intervista propostagli da una giovane giornalista (Anaïs Demoustier) solo a condizione che venga realizzata in presenza di “una grande, enorme telecamera“. Il personaggio può sembrare antipatico, ma il gioco è così apertamente oltraggioso che diventa, al contrario, simpatico e molto divertente. Il Dalì di Dupieux ama ricordarci di essere “tutto tranne banale“, come se il protagonista televisivo che tutti i francesi conoscono fosse l’ultima opera del maestro surrealista.

Ovviamente, il film è un omaggio del discepolo al suo maestro, perché dal suo primo lungometraggio Nonfilm (2001), Quentin Dupieux fa ovviamente parte dell’eredità delle opere surreali e giocose, ispirate come sogni, di Salvador Dalì. E se è un regista di commedie, è anche perché non dimentica che agli occhi dei bambini nati, come lui, a metà degli anni ’70, Dalì era anche quel personaggio comico che vedevamo negli spot televisivi.

Tuttavia, è difficile collocare questo anti-biopic nel tempo, se non nei vaghi anni ’60 o ’70, un’epoca di fiabe, di cinema – c’era una volta, ai tempi di Salvador Dalì. Così, i diversi attori dipingevano l’artista in epoche diverse e tutte nello stesso momento, come se il tempo si fosse fuso, come i morbidi orologi de La Persistenza della Memoria, sicuramente l’opera più famosa del pittore. Non si tratta quindi né di raccontare la vita di Dalì, né tanto meno di ripercorrere le sue opere (ne vediamo solo alcune), ma di resuscitare la sua generosa personalità offrendo – cosa che Quentin Dupieux ha sempre saputo fare – ruoli brillanti a una schiera di attori di talento – nel ruolo del pittore ma anche in tanti deliziosi personaggi secondari. Il tutto accompagnato dalla musica orecchiabile dell’ex Daft Punk Thomas Bangalter. Un vero sogno cinematografico, tutto tranne banale.

Pierre Charpilloz

Daaaaaali ! de Quentin Dupieux

Al cinema dal 7 febbraio

Francia – Parigi