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LACAN, QUANDO L’ARTE INCONTRA LA PSICOANALISI

“Nel suo campo, l’artista precede sempre lo psicoanalista”, diceva Jacques Lacan. Due storici dell’arte associati a due psicoanalisti hanno riunito al Centro Pompidou Metz un insieme di opere d’arte antiche, moderne e contemporanee capaci di far luce sul rapporto che il celebre psichiatra e psicoanalista aveva con le immagini ma anche sull’influenza che ha saputo esercitare su alcuni artisti contemporanei.

Psicoanalista e collezionista esperto, Jacques Lacan è noto per aver acquistato L’origine del mondo di Courbet. Icona del desiderio, i genitali femminili dipinti in primo piano hanno fatto fiorire, dietro una tavola di copertura scorrevole dipinta espressamente da André Masson, una collezione molto varia che spazia dall’antropologia all’arte moderna, passando per il surrealismo.

“Definito da Leon Battista Alberti ‘una finestra aperta sul mondo’, il dipinto ha qualcosa a che fare, come uno schermo, con la fantasia”, dice Bernard Marcadé, co-curatore nel catalogo della mostra, ricordando i concetti freudiani e lacaniani associati a quello della fantasia, vale a dire la sublimazione, l’oggetto nascosto (analizzato da Lacan nel dipinto Las Meninas di Velázquez, in particolare) o anche la pulsione scopica (definita da Freud come il desiderio di possedere l’altro attraverso lo sguardo). Un vasto programma previsto attraverso opere analizzate da Lacan, altre influenzate dal suo pensiero, altre ancora, ne fanno l’eco, firmate, in particolare, Francisco de Zurbaran, Constantin Brancusi, René Magritte, Salvador Dalí, Man Ray, Marcel Duchamp, Cindy Sherman, Louise Bourgeois, Annette Messager, Maurizio Cattelan, Tatiana Trouvé o Laura Amiel.

Oggetto del desiderio

La prima sezione dedicata allo “Stadio dello Specchio”, teoria fondamentale elaborata da Lacan nel 1936 che rivela l’esperienza primordiale per lo sviluppo del bambino e la costruzione dell’identità, mette a confronto il famoso Narciso di Caravaggio con uno specchio-trappola di Michelangelo Pistoletto, uno specchio sdoppiato in due (Félix Gonzalez-Torres) e uno specchio opacizzato (Bertrand Lavier): sufficienti a “sovvertire il soggetto” e disturbare il nostro sguardo e ancor più: “Non avendo altro spessore che quello dell’immagine, il Sé [riflesso nello specchio alterato ] si mostra […] una dimensione inconsistente, fragile, minacciata, e quella che consideravamo l’istanza di realtà si rivela in realtà illusoria, una vera istanza di malinteso…”1 .

“Io sono un altro”

Un altro paradosso, un’altra “alienazione” studiata da Lacan: lo sguardo come oggetto esterno che sfugge allo spettatore. Riguardo al soggetto – oggetto della visione ma anche della cecità – lo psicoanalista oppone “lo sguardo che è fuori”, “lo sguardo delle cose”1. Avendo operato una disgiunzione tra l’occhio e lo sguardo, lo “schize del veggente e il visto” – diventando “quadro” – stabilisce “la divisione del soggetto […] nel campo del visibile”1. Una disgiunzione mirabilmente messa in scena in un video di Douglas Gordon del 2020 intitolato Upshot [Coup d’éclat]: vediamo riflessa nell’occhio una scena di un film inquadrata in primo piano. Una mise en abîme che, di fronte “all’attuale estensione dei poteri dello sguardo” “tra videosorveglianza, droni e nugoli di satelliti [che si materializzano] la dottrina lacaniana dello sguardo”1, fa venire i brividi lungo la schiena…

  1. Gérard Wajcman nel catalogo della mostra 

STÉPHANIE DULOUT 

« Quand l’art rencontre la psychanalyse »

Centre Pompidou-Metz

1, parvis des Droits-de-l’Homme, Metz

57 000 Metz

Fino al 27 maggio

Francia – Metz 

centrepompidou-metz.fr