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FOCUS : SARA-VIDE ERICSON, The Resistance, 2023

Del volto rimane solo la parte inferiore, rappresentata di profilo: la bocca chiusa e il mento agganciato a un collo in tensione ornato da una collana argentata. Del corpo, anch’esso troncato, rimangono solo il busto e l’inguine ornati da un corpetto di paillettes e da mutandine di raso.

Ci vuole audacia e talento per osare dipingere un ritratto troncato a figura intera in un’inquadratura stretta, alto più di due metri, per di più. Nata nel 1983 in Svezia e diplomata alla Royal School of Fine Arts di Stoccolma, Sara-Vide Ericson – alla quale l’Institut suédois offre la sua prima mostra personale in Francia – li possiede entrambi. Mescolando aree molto materiche con aree in cui la tela è quasi lasciata nuda, i suoi ritratti come i suoi paesaggi dimostrano grande maestria e originalità nel lavorare la materia. A volte non esita a mescolare sangue e crine di cavallo con la vernice, usa volentieri le sac à poche per applicare la vernice grezza in flussi densi per conferire alle sue tele una consistenza scultorea visibile quando ci si avvicina. Ci colpisce in tutte le sue opere questa sottigliezza degli impasti: lontano dalla piattezza di tanti dipinti figurativi attuali, tutto vibra e scintilla nelle sue tele: sono i luccichii delle acque immobili di una palude, quelli del vestito di un cavallo selvaggio e, nel nostro ritratto così inquietante, quelli di paillettes e raso. Ma non è solo da questi sottili effetti materici che deriva la forza e il potere ammaliante di questo dipinto. È anche l’uso, non meno sottile, del fuori campo e della monumentalità, dell’ingrandimento, che rende la tela una superficie di proiezione e di identificazione per lo spettatore. Tutto il mistero è qui…

STÉPHANIE DULOUT

“SARA-VIDE ERICSON – Desire of the tail”

Fino al 18 febbraio 

Institut suédois 

11, rue Payenne, Parigi III

institutsuedois.fr