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GREGORY CREWDSON, EVENINGSIDE

Scambiando il colore con il bianco e nero, Gregory Crewdson ci immerge nell’America profonda e disillusa con una nuova serie più crepuscolare che mai. Intitolata Eveningside, quest’ultima parte di una trilogia sviluppata a partire dal 2012 viene presentata alla galleria Templon di Parigi dopo essere stata presentata ai Rencontres de la Photographie di Arles quest’estate.

Provenienti da una superproduzione degna di una ripresa cinematografica (sia per gli allestimenti1 che per le sofisticate attrezzature e luci che richiedono una squadra di quaranta persone), le foto di Gregory Crewdson disegnano la trama di scenari “di cui non conosciamo né l’inizio né il risultato”. Fermimmagine, in breve. L’impressione di tempo sospeso è ancora più significativa nelle sue ultime serie per l’uso del bianco e nero che accentua l’aspetto fisso dei personaggi raffigurati e l’inquietante stranezza delle strade deserte. Paesaggi suburbani trasformati in ambientazioni artificiali, personaggi immobili come pietrificati, congelati nelle loro attività quotidiane, giochi ambigui di trasparenze e riflessi (attraverso specchi o vetrine), evidenziazione di veicoli o luoghi di transizione (attraversamenti stradali, taxi, portici, supermercati, ecc.), effetti di pioggia o nebbia… Gregory Crewdson qui spinge ancora più in là il confine tra realtà e finzione. Attraverso la sua palette bianco e nero, vengono evocati il ​​cinema classico e i film noir della metà del XX secolo. Abbastanza da suscitare la curiosità dello spettatore chiamato a “dare la propria interpretazione”, a “inventare la propria versione della storia” per ognuna di queste immagini fabbricate?

  1. Le messe in scena di Gregory Crewdson prevedono che le strade vengano completamente svuotate e chiuse per diversi giorni.

STÉPHANIE DULOUT

“Gregory Crewdson Eveningside”

Fino al 23 dicembre

Galerie Templon 

28, rue du Grenier-Saint-Lazare, Parigi, III

Francia – Parigi

templon.com