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IMMERSIONE,  LE ORIGINI: 1949-1969

Immergersi in una vasca di palline di polistirolo, di palloncini o di piume, perdersi in un labirinto di specchi (di Christian Megert) o vagare in uno spazio elastico (progettato da Gianni Colombo): ecco cosa ci propone la mostra del Musée des Beaux -Arts di Losanna, la prima a ritracciare l’emergere dell’arte immersiva tra il 1949 e il 1969, prima che diventasse, a partire dagli anni ’90, una delle principali forme di espressione del campo artistico.

Dall’Ambiente spaziale a luce nera di Lucio Fontana inaugurato nel 1949 agli spazi immateriali di James Turrell (Shallow Space Construction, 1968-1969), passando per la Caverna dell’antimateria di Pinot Gallizio (1958-59) o la Feather Room di Judy Chicago – uno spazio luminoso riempito di piume elaborate, per il massimo piacere dei visitatori, nel 1966 – sono quattordici ambienti che permettono di ritornare alle fonti di questa forma d’arte puntando ad andare oltre la materialità dell’opera.

Andando oltre i generi e i movimenti ad essi associati (dalla performance all’happening, dallo Spazialismo italiano al movimento americano Light and Space, passando per l’arte cinetica o il gruppo Zero), la mostra permette di rivivere le “esperienze totalizzanti” di quelle che Fontana chiamava “arte spaziale”. Possiamo così con USCO (acronimo di Company of Us) e il loro psichedelico Fanflashtic del 1968 mescolando luci, immagini e suoni, raggiungere una “stimolazione sensoriale totale” o, con Bruce Nauman e il suo Sound Breaking Wall del 1969, soccombere all’ansia di sentire un muro spirare mentre risate e suoni di percosse attraversano le altre pareti di uno spazio improbabile…

STÉPHANIE DULOUT

Fino al 3 marzo 2024

Musée cantonal des Beaux-Arts de Lausanne – Piattaforma 10

16, place de la gare, 1003 Losanna

mcba.ch