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FIGURES SEULES

Francia – Arles 

Vuoto e malinconia

Brigitte Aubignac, Ymane Chabi-Gara, Marc Desgrandchamps, Tim Eitel e Djamel Tatah, cinque pittori attivi in Francia riuniti attorno al tema delle figure solitarie: tale è la magnifica mostra che è stata proposta quest’estate alla fondazione Lee Ufan di Arles.

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© Lee ufan Arles

Cosa hanno in comune le figure solitarie dipinte da Tim Eitel o Djamel Tatah con una pietra posata su una lastra di vetro o di metallo dell’artista coreano Lee Ufan? Il vuoto. Questo vuoto che nella tela Sans titre di Djamel Tatah del 2022 occupa tre quarti del dipinto composto da un grande sfondo blu incorniciato ai lati da una figura di uomo e da una colonna; così come nel dipinto Tür [Porta] di Tim Eitel del 2006 che mostra un grande rettangolo grigio di fronte a una figura femminile… Inquietante mise en abyme (il grande rettangolo grigio che rimanda alla borsa grigia tenuta dalla giovane donna) che chiude lo spazio pittorico, mentre in un altro dipinto del pittore tedesco è piuttosto un’apertura verso l’infinito che sembra rappresentare il grande cerchio giallo verso il quale si dirige un uomo ritratto di spalle.

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“Il confronto della figura umana con l’ordine di una geometria, per la sua stessa nudità e neutralità, esaspera la sensazione di isolamento e silenzio”, spiega lo storico d’arte Philippe Dagen, curatore della mostra. “Le figure femminili e maschili in piedi di Tatah danno l’impressione di affrontare, soli, un mondo e un tempo di cui, per così dire, non fanno realmente parte. Ne sono separate, come lo sono dai colori davanti ai quali si trovano: una distanza che si percepisce invalicabile. Il sentimento è intenso – e talvolta doloroso – anche nelle tele di Eitel che dipinge l’impossibilità di comunicazione. Eitel e Tatah dicono “la solitudine attraverso la soppressione del mondo circostante”

Brigitte Aubignac, 3h30 Insomnie verte, 2014 courtesy of the artist and Galerie Pierre-Alain Challier, Paris © Studio Christian Baraja

 

Brigitte Aubignac e Ymane Chabi-Gara, invece, situano le loro figure solitarie nel disordine opprimente della quotidianità: un divano disfatto di un’Insomnia verde, una valanga di carte sopra e sotto una scrivania di sofferenza (Hikikomori 6, 2020) 1 … È nella reclusione, nella saturazione dello spazio che la solitudine infonde qui il suo veleno.

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Marc Desgrandchamps, Sans titre, 2016 © Marc Desgrandchamps, courtesy of the artist and Galerie Lelong & Co. Paris

Fluttuando in uno spazio e una temporalità nebbiosi, i personaggi isolati di Marc Desgrandchamps, invece, sembrano evolversi tra diverse realtà, tra il tangibile e l’intangibile. Spesso traslucide, attraversate dai paesaggi sottostanti o oscurate da rami di legno morto, sembrano impenetrabili. Come fantasmi vaganti in un mondo stranamente inconsistente, esalano, nella loro evanescenza, un profumo pregnante e acre di solitudine.

1. Hikikomori designa in giapponese donne o uomini, adolescenti o giovani adulti generalmente che vivono chiusi in casa per mesi o anni, rifiutando qualsiasi contatto social

Stéphanie Dulout

Catalogo edito dalle Éditions Martin de Halleux con testi di Philippe Dagen e Lee Ufan.

“Figures seules”

Lee Ufan Arles

5, rue Vernon, Arles

Fino al 24 settembre 2023

leeufan-arles.org