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ELSA MARTINEZ E MARIE HERVÉ 

Sand of noises

Francia – Senlis

Una mano che afferra la pietra, una pietra lavica; ripresa in primo piano, la mano si aggrappa alla sua ganga rocciosa come per strapparla, per estrarne il succo o accarezzarla: questa fotografia in bianco e nero scattata sull’orlo dell’Etna in Sicilia la dice lunga sul lavoro intrapreso dal duo artistico Sand of Noises composto da Marie Hervé (1996) ed Elsa Martinez (1994).

© Elsa Martinez et Marie Hervé, Celles qui creusent

Un lavoro sulla traccia che ricorda il viaggio, anzi l’erranza, poiché le due artisti si autodefiniscono “fotografe erranti”. Un’erranza archeologica e onirica iniziata qualche anno fa nel bacino del Mediterraneo attraverso esplorazioni e residenze che ha dato vita a una raccolta di immagini da fotografie scattate in situ ma anche da antichi documenti.

Facendo riemergere e risuonare i “suoni” della sabbia e delle pietre ancestrali di questa terra mitologica, come un archeologo che riesuma cocci di ceramica, questi frammenti di immagini trasformati da complessi processi di stampa, colorazione, ecc., e messi in scena negli spazi espositivi, funzionano come tanti palinsesti. Così in Island #1, le fotografie di una costa rocciosa sono state serigrafate su pezzi di marmo riesumati da una cava abbandonata…

Un’impronta del tempo caotica e poetica visibile anche in Rebuilt-Athènes (stampa inkjet su carta di riso) che ci mostra i restauri di fortuna eseguiti su antichi capitelli. Capitelli che troviamo a colori, proprio come le statue, nella loro serie Monologue pour une pierre (risoprint, 2021).

© Elsa Martinez et Marie Hervé, Rebuilt-Athènes
La fotografia errante

Un’esplorazione di “figure della rovina” e una riappropriazione – o, per usare le loro stesse parole, una “[ricostruzione] su una forma già esistente” – che fa eco a “un’esplorazione di spazi limite”. “Spazi limite” come confini che delimitano territori ma anche le intricate sequenze della memoria che oscillano tra vero e falso, fatti storici e miti, realtà e fantasia… È così per aprire la porta a questo immaginario che il giovane duo gioca con scale, sproporzioni e frammentazioni. 

Mentre Seuil #1 #2 #3 dispiega in tre parti l’affascinante paesaggio delle “isole fantasma” fotografate di notte durante una traversata marittima tra il porto di Marsiglia e Ajaccio, su un rotolo di carta di riso per “raccontare questo spostamento e questa commovente visione dello spazio”, la Notte presenta l’immagine ravvicinata e frammentata in due di un pezzo di roccia fotografato di notte sulla costa corsa.

“Estratto di materia isolata” come le rocce della serie Isola, l’immagine mira a farci perdere l’orientamento per permetterci di dare libero sfogo alla nostra immaginazione. …] l’isola è l’isola, ma soprattutto designa questo gesto fotografico di isolare fino a cancellare ogni segno geografico, temporale e contestuale. I visitatori spesso descrivono queste immagini come vedute aeree o, al contrario, come fotografie osservate al microscopio. È proprio questa perdita di informazione che crea la possibilità di inventare continuamente l’immagine […]”.

STÉPHANIE DULOUT

Marie Hervé, Elsa Martinez – Je me suis approchée d’une pierre, je l’ai écoutée me parler
Fondation Francès / Galerie Françoise
27, rue Saint-Pierre, 60300 Senlis
Fino al 2 settembre

Diplomate alla Scuola Nazionale di Fotografia di Arles, Marie Hervé ed Elsa Martinez lavorano in coppia dal 2020. Esplorando la materialità della fotografia e dell’oggetto stampato, sono co-fondatrici della casa editrice MYTO e del laboratorio di risografia UltraViolet (Marsiglia). Sono state vincitrici della borsa Eurazéo nel 2020 per il loro progetto di esplorazione dello spazio mediterraneo costruendo “un archivio personale in continua evoluzione” avviato a Palermo nel 2020.