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PERSONA

“Tutto il mondo è un palcoscenico e gli uomini e le donne sono soltanto attori”. A questo famoso verso di William Shakespeare1, si sarà tentati di aggiungere una domanda esistenziale che molti filosofi e artisti si sono posti: chi siamo noi al di là del ruolo che recitiamo e al di là della nostra apparenza? Quanta verità contiene l’illusione? Chi si nasconde sotto la maschera?…

© Jérémie Cosimi, Métamorphose IV, 2021
© Arielle Bobb Willis, New Orleans, 2016

Una questione la cui complessità appare nell’etimologia della parola “persona” che significa “maschera” in latino, e che avrà comportato la strana assimilazione dell’accessorio (la maschera) a chi la indossa (sapendo che gli attori del teatro antico recitavano mascherati). Una derivazione inquietante illustrata dalla mostra inaugurale del nuovo spazio della Galerie des Filles du Calvaire il cui titolo, facendo esplicito riferimento a questa doppia etimologia, evoca inevitabilmente l’omonimo film di Ingmar Bergman e la sua esplorazione della sepoltura e della duplicazione.

Sembra anche stranamente illustrare questa osservazione fatta da Victor Hugo intorno al 18302: “Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola […] Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, […] cuori umani sul palco”.

Li indoviniamo, li sentiamo battere questi cuori umani sotto le maschere: così i costumi di paillettes delle mascherate fotografati da Charles Fréger e i ricami di paillettes di Frances Goodman troppo pacchiani per non lasciar trasparire o intuire il volto nascosto della realtà… Così anche la maschera tronca in PVC del Solid Boi dislocato di Kenny Duncan. O Metamorphoses di Jérémie Cosimi che trasforma con un pennello i corpi avvolti in tute “seconda pelle” in statue spettrali.

Thomas Lévy-Lasne, Distanciel Cyrielle, 40 x 60cm, fusain sur papier, 2022
Juul Kraijer, Wenn du der Träumer bist, bin ich dein Traum, Boucle video, 4min18.jpg

Non meno virtuosa la pennellata di Katinka Lampe che riesce a far sentire la pelle nascosta sotto veli di pizzo o capelli, così come il tratto di matita di Thomas Lévy-Lasne che dà vita a volti visti attraverso una webcam (Distanciel Cyrielle, carboncino su carta, 2022).

Ancora più inquietante il video di Juul Kraijer che prende in prestito il titolo da una poesia di Rainer Maria Rilke, Wenn du der Träumer bist, bin ich dein Traum (Quando tu sei il sognatore, io sono il tuo sogno): di una bellezza botticelliana senza tempo, il volto impassibile di una giovane donna dai capelli rossi che si staglia su uno sfondo nero funge da maschera mentre gli occhi e la bocca si animano, aprendosi e chiudendosi per inghiottire e sputare calabroni in loop… Una mise en abyme del sogno e del trompe-l ‘oeil che spinge la ritrattistica contemporanea ai suoi estremi limiti fino a diventare una “esplorazione intima del vivente”.

  1. Come vi piace, 1599
  2. Tas de pierres III 

PERSONA 

Mostra inaugurale

Fino al 8 – IV 

Galerie Les Filles du Calvaire 

Nuovo spazio: 21, rue Chapon, Parigi III

www.lesfillesducalvaire.com

Stéphanie Dulout