Double glove (Guanto doppio)
Avendo fatto del Web il terreno fertile per nuove narrazioni che ibridano il reale e il virtuale attraverso l’intelligenza artificiale, Gregory Chatonsky sembra aver aperto il vaso di Pandora del nostro mondo post-moderno: delegando “all’immaginazione artificiale” la composizione delle sue visioni distopiche, l’artista sembra aver venduto l’anima alla casualità e all’indeterminatezza.
![](https://galeriejoseph.com/wp-content/uploads/2023/03/dg5_131-3-1024x1024.jpg)
![](https://galeriejoseph.com/wp-content/uploads/2023/03/a_dg5_8-3-1024x1024.jpg)
Attingendo al flusso di immagini accumulate sul Web, l’IA cerca di imitare la realtà ma devia e distorce sempre. Agente dirompente nel nostro paesaggio, di cui anticipa il dislocamento e la rovina, produce solo cose mostruose.
Così i guanti atrofizzati dell’ultima serie del maestro dell’ambiguità: guanti che non si possono indossare, con due, quattro o sei dita, che coprono come una seconda pelle la parte più tecnica del corpo umano.
Apparendo così “feticizzata”, come negli allestimenti surrealisti di Man Ray o Max Ernst (l’artista preferito di Chatonsky), la mano guantata ci rivela così l’imperfezione di ogni artificio ma anche l’intrinseca duplicità della natura.
![](https://galeriejoseph.com/wp-content/uploads/2023/03/dg5_130-2-1024x1024.jpg)
![](https://galeriejoseph.com/wp-content/uploads/2023/03/dg5_86-1-1024x1024.jpg)
Avendo notato che nelle immagini generate dall’intelligenza artificiale le mani apparivano anomale, deformate e che il processo di imitazione della realtà dell’IA si scontrava contro questa parte doppia del corpo, Chatonsky ha voluto metterla n evidenza ricordando, come buon filosofo qual è, il principio di chiralità portato alla luce da Aristotele, Kant e pochi altri, e cioè che gli organismi viventi sono divisi in due e che le cellule di queste due parti non sono mai assolutamente identiche…
Chatonsky Studio / Poush Manifesto
Parigi – Francia
Stéphanie Dulout