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L’artista australiana, stabilitasi a Los Angeles, ci trasporta in ogni sorta di storia attraverso i suoi simulacri di scenografie in miniatura, mescolando fotografia, modellismo, cinema e disegno. Nei suoi ambienti architettonici disabitati, stranamente stilizzati, dà vita a realtà parallele ai confini del misticismo. Come la sua serie “Madam Mystery”, basata su vetrine di negozi immaginarie.
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Nel suo processo, Anna Carey attinge la sua influenza simbolica dall’opera di Robert Venturi, architetto americano noto per i suoi “capannoni decorati”, ma anche da quella dell’artista concettuale americana Jenny Holzer per l’uso delle insegne luminose associate a display idiomatici. Il risultato è un affascinante gioco di fabbricazione e invenzione, spolverato di scienze esoteriche, arti occulte e magia, che ci invita a una lettura psichica dove coesistono realtà, fantasticheria e immaginazione.
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Il mezzo fotografico attraverso il quale rende “autentiche” le sue immagini e i suoi modelli, con tutte le loro imperfezioni, si basa sulla fugace cattura della luce riflessa. Il suo lavoro sull’illuminazione e sulle sfumature di colore ci proietta pertanto in un altro spazio-tempo che dà libero sfogo all’immaginazione.
Nathalie Dassa
Crediti foto Anna Carey