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CYPRIEN GAILLARD : LE DEFENSEUR DU TEMPS

Mentre riporta in vita Le Défenseur du temps (a Lafayette Anticipations), Cyprien Gaillard ci fa vedere le rovine e i disordini del nostro tempo (al Palais de Tokyo). Una mostra iniziatica in due parti che la dice lunga sulle nostre rotture e crepe e sui nostri sogni di ricostruzione e rigenerazione.

C’era una volta un bambino che smetteva di correre sotto un orologio per osservare Le Défenseur du temps: un automa monumentale appollaiato su una roccia di ottone che combatte con spada e scudo gli infiniti attacchi di un granchio, di un drago e di un gallo… Creata da Jacques Monestier, questa scultura da parete mobile installata nel 1979 nel quartiere dell’Horloge a Parigi, vicino al Centre Pompidou, doveva fermarsi, per mancanza di manutenzione, nel 2003… Finiti i tre colpi del tamburo di bronzo che annunciano ogni ora il combattimento intermittente (l’uomo viene attaccato da uno dei tre animali allegorici scelti da un “programmatore casuale”…). Finita la giostra del tempo appeso alla spada del cavaliere dorato. Finiti quei momenti di fantasticheria e fascino rubati al tempo…

È questo sogno infranto che Cyprien Gaillard fa rivivere oggi, dopo aver visto il suo cavaliere paralizzato, abbandonato ai quattro venti e la sua pelle di ottone dorato sbiadirsi ed erodersi mentre una colonia di piccioni la sporcava…: “Ho sempre voluto dare nuova vita al lavoro di qualcun altro”, spiega l’artista che è riuscito a far sì che l’opera abbandonata al suo triste destino fosse smontata per essere restaurata. Attualmente troneggiando nel cuore della torre high-tech della fondazione Lafayette Anticipations (sponsor del progetto)1, prima di ritornare nella sua collocazione originaria dopo la sua esposizione, appare nel suo originario splendore (mescolando l’ottone martellato dorato a lastre e l’ottone ossidato, la scultura è un capolavoro di oreficeria), ma porta anche i segni del tempo: è così macchiata di escrementi di piccione e polvere che Le Défenseur du temps ha valorosamente intrapreso la lotta contro i suoi assalitori.

Ammiriamo l’umiltà dell’artista che svanisce dietro il suo predecessore; così come l’audacia della fondazione Lafayette Anticipations di aver seguito Cyprien Gaillard in questo inedito “gesto” plastico riducendo l’intervento artistico alla riparazione di un’opera abbandonata e ad alcune impercettibili modifiche apportate al suo interno. Tra queste, la trasformazione del suono di sottofondo che accompagna ogni combattimento: il frangersi delle onde, il fragore della terra e il soffio del vento sono stati sostituiti dai successi dell’anno 2003, l’anno in cui l’automa si è fermato – successi pop alternati alla musica ambient di Laraaji.

Al Palais de Tokyo ci viene raccontata un’altra storia, quella del nostro rapporto con il tempo, con le tracce del decadimento e della disgregazione e con l’orchestrazione della loro cancellazione, quella “del nostro legame con il crollo e la ricostruzione”… Attraverso le nostre rovine, i nostri territori abbandonati e le nostre terre ferite, ma anche il disordine delle nostre città sventrate e ricoperte di impalcature…

In Frise, un video proiettato su schermo, l’artista ci mette di fronte alla scomparsa dei nostri monumenti e all’imprigionamento della nostra visione nell’intreccio geometrico dei telai metallici che ricoprono le nostre facciate in costruzione. Altra scomparsa, questi “lucchetti d’amore” (Love Locks) strappati dal ponte a cui erano stati attaccati e recuperati in grossi sacchi da costruzione nei magazzini della viabilità di Parigi: pericolosi scarti d’amore (perché minacciano i ponti di sprofondare sotto il loro peso) trasformati dall’artista in ready-made come per resistere meglio alla scomparsa…

Come Humpty Dumpty, un personaggio a forma di uovo tratto da una filastrocca inglese del XVIII secolo resa popolare dai suoi dialoghi grotteschi con Alice nel paese delle meraviglie attraverso lo specchio2, e che, caduto da un muro mentre si vantava dei suoi superpoteri, non potrà, nonostante i molteplici tentativi, ritrovare il suo stato originario, noi cerchiamo, secondo Cyprien Gaillard, di cancellare le nostre colpe e i nostri disordini, per lottare contro il nostro crollo. Una lotta che ha inscritto nel meccanismo dell’orologio custodito da Le Défenseur du temps invertendo il movimento delle lancette che hanno ripreso il loro eterno conto alla rovescia ma alla rovescia rispetto al presente, come per tornare indietro… Una ricerca impossibile come sembrano illustrare le ombre disegnate con polvere d’acciaio sulle pareti da Daniel Turner (guest artist): pronte a disintegrarsi sotto i nostri occhi, frutto della combustione (di parti dissolte del cantiere di ristrutturazione della Tour Eiffel) e promesse alla scomparsa, sono una bellissima mise en abyme della dissoluzione, una bella allegoria del decadimento, una cattura inquietante dell’opera del tempo…

1.   Firmato dall’architetto olandese Rem Koolhaas (agenzia OMA/AMO).

2.   Seguito di Alice nel paese delle meraviglie pubblicato nel 1871 da Lewis Carroll.

Humpty / Dumpty 
Fino all’8 gennaio
Palais de Tokyo 
+ Lafayette Anticipations

www.palaisdetokyo.com

www.lafayetteanticipations.com

www.jacques-monestier.com 

      Stéphanie Dulout