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I RITRATTI IMPEGNATI DI AMY SHERALD

L’artista afroamericana pubblica la sua prima monumentale monografia, insieme alla sua prima e più grande mostra personale in Europa, alla galleria Hauser & Wirth di Londra. Focus sull’artista.

@Amy Sherald

Originaria di Columbus, in Georgia, Amy possiede la capacità di far parlare la pittura figurativa in un modo tutto inedito. Da vent’anni Amy Sherald documenta l’esperienza afroamericana contemporanea negli Stati Uniti. Sposta, sovverte e mette in discussione la storia della fotografia e della ritrattistica, l’immaginario culturale, le nozioni di razza e rappresentazione del corpo, per situare meglio il patrimonio afro al centro dell’arte americana.

Nel suo percorso di vita, la ritrattista torna anche da lontano. A 30 anni le è stata diagnosticata un’insufficienza cardiaca. Sono seguiti otto anni difficili fino al trapianto di cuore nel 2012.

L’arte e le sue virtù terapeutiche si sono poi fatte strada. Nel 2016, è stata la prima a vincere il concorso della National Portrait Gallery di Washington, con Miss Everything (Unsoppressed Deliverance), che rappresenta un’afroamericana con in mano una tazza di tè. Nel 2018 è stata scelta dalla First Lady Michelle Obama per dipingere ufficialmente il suo ritratto. E la sua carriera è decollata.

Liberare i soggetti

I suoi dipinti di persone comuni sono pensati per essere tanto realistici quanto surreali, confrontando gli effetti psicologici con gli stereotipi.

@Amy Sherald
@Amy Sherald

La particolarità di questa ex laureata in belle arti al Maryland Institute College of Art (MFA) è l’uso della grisaille, una tonalità di grigio che rimette in questione le percezioni dell’identità nera. È stata allora la persistenza delle disuguaglianze razziali negli Stati Uniti ad aumentare questa componente di giustizia sociale nel suo lavoro.

Oggi affronta anche il canone occidentale, nutrendosi di immagini e temi storici. Come il suo lavoro For love, and for country, sulla copertina della sua monografia. Qui usa la foto di Alfred Eisenstaedt, VJ Day in Times Square (1945), e sostituisce il marinaio bianco che abbraccia una donna con un paio di uomini di colore.

Un desiderio di riportare l’attenzione sulla “lotta per la rappresentazione e la partecipazione queer nello spazio pubblico”. Il suo libro ripercorre così il suo lavoro e la sua pratica attraverso i nuovi ritratti e le opere precedenti. 

@Amy Sherald

Il tutto integrato dai testi della storica dell’arte Jenni Sorkin, dell’insegnante di cultura Kevin Quashie e da una conversazione con Ta-Nehisi Coates, autore di A Black Anger. Amy Sherald impone così il suo nome sulla scena artistica e su questa ascesa al potere del mercato dell’arte afroamericana.

Amy Sherald: The World We Make

Mostra alla galleria Hauser & Wirth di Londra
Monografia di 192 pagine
Hauser & Wirth Publishers
Dall’11 ottobre 2022

Nathalie Dassa