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MANON DECK-SABLON NUDITÀ CATTURATA 

Inizialmente attratta dall’architettura e dal paesaggio, l’artista fotografa Manon Deck-Sablon decide, qualche anno dopo e con i diplomi in tasca, di abbandonare gli studi per dedicarsi interamente alla sua passione, la fotografia. Le numerose mostre a cui l’artista ha partecipato, come quelle dei fotografi Chloé Rosser, Brooke Didonato o Spencer Tunick, le hanno permesso di affinare il suo sguardo e, in un certo senso, di sviluppare la propria identità artistica.

MANON DECK-SABLON

In bianco e nero o a colori, l’artista cerca di coniugare nei suoi quadri la morbidezza della carne con l’aspetto crudo dell’urbanistica: “Sia nell’architettura che nella nudità, c’è un modo simile di vedere le curve e il lavoro della luce”.

Con la sua Fujifilm XT20, la fotografa cattura momenti assurdi e poetici: corpi nudi, rannicchiati, dove il viso sembra essere scomparso. Più che semplici corpi, sono sculture viventi che mettono in discussione il nostro rapporto con la nudità. Corpi desessualizzati, trattati allo stesso modo indipendentemente dal sesso dei modelli.

MANON DECK-SABLON

Manon Deck-Sablon ha recentemente partecipato alla mostra collettiva ImageNation Milano (articolo in Acumen N°??), svoltasi presso la Fondazione Luciana Matalon nel cuore della città, il cui tema era il rapporto con il corpo.

Puntigliosa, la fotografa aggiunge: “Prima di ogni schooting con i modelli, vado sul posto per determinare quale composizione creerò. Poi scarabocchio tutto su un taccuino per ricordare tutte le mie idee il giorno stesso”. Il corpo diventa materia per integrarsi al meglio nei diversi ambienti scelti dall’artista.

MANON DECK-SABLON

https://www.frenchman.gallery/manon-deck-sablon

https://www.instagram.com/decksablon

Marine Mimouni