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GLI INCONTRI DI ARLES : RACCONTI FOTOGRAFICI

Dopo un anno di silenzio nel 2020 e un’edizione limitata nel 2021, è stato con grande emozione che ci siamo recati alla 53ª edizione dei Rencontres de la photographie d’Arles. L’edizione 2022 è stata un po’ disorientata e complessa, ma comunque potente e profonda, con molta esplorazione e sperimentazione. La redazione di Acumen rivela i momenti salienti del festival tra immagini, performance, fotomontaggi e incontri.  

Tutto inizia con Babette Mangolte e la mostra “Catturare il movimento nello spazio”. Negli anni Settanta, il regista e fotografo sperimentale, di base a New York, ha documentato la scena coreografica e performativa della città. 

Fotografando il corpo in movimento, l’artista mette in discussione l’atto stesso del guardare. 

Appassionata di teatro e cinema, Babette Mangolte ci racconta storie attraverso le sue fotografie. Ciascuna delle sue fotografie rivela la sensazione di un prima e di un dopo, come se stessimo ancora assistendo alle prove, alle discussioni e alle rappresentazioni che si svolgono sotto i nostri occhi.  

Una “eye-camera” – per usare le parole che meglio la definiscono – che oscilla tra diversi universi artistici, la fotografa diventerà uno dei testimoni privilegiati di questo mondo in piena mutazione. 

INCROCIO

Un altro momento di emozione: le opere dell’artista Katrien de Blauwer e la sua mostra intitolata “Le foto che non mostra a nessuno”. 

Attraverso i suoi fotomontaggi, l’artista, nata nel 1969 in Belgio, rivela storie tanto personali quanto anonime, con una profonda intimità.

Maestra nell’arte del “taglio”, l’artista raccoglie immagini da vecchie riviste che poi ritaglia, ricicla e distrugge e a cui dà nuova vita, come per infondere nuova linfa ai luoghi comuni. Il collage opera una sorta di universalizzazione, sottolineando l’impossibilità di identificarsi con un singolo individuo, pur permettendo di riconoscersi nella storia. Sta a ciascuno di noi vedere il proprio…

GRAND ARLES EXPRESS / AIX-EN-PROVENCE

Oltre alle 40 mostre organizzate ad Arles, i visitatori possono scoprire 15 mostre fuori dalle mura nell’ambito del Grand Arles Express. La mostra “Silent Language” è una di queste. 

Con una cinquantina di opere iconiche del XX secolo provenienti dalla collezione della Maison Européenne de la Photographie, la mostra esplora i diversi tipi di relazione che esistono tra il fotografo e la sua modella. 

Affrontando fotografie intime, lavori in collaborazione, ritratti commissionati e persino immagini rubate, la mostra affronta diversi approcci fotografici alla rappresentazione dell’Altro. Lungi dall’essere un’avventura solitaria, il ritratto impone un incontro. 

“The Silent Language” si propone di ripercorrere alcune di queste storie singolari, come quelle di Diane Arbus, Nan Goldin, Robert Mapplethorpe e Man Ray. 

SPENTO

Lasciando al caso il ruolo di guida spirituale, abbiamo scoperto tre artisti fotografi dell’Off che lavorano a modo loro sul corpo. 

Innanzitutto Gil Rigoulet, che ha iniziato la sua carriera come fotoreporter nella stampa e che è diventato, nel 1984, il primo fotografo ufficiale del quotidiano Le Monde.

Durante i trent’anni di attività come fotoreporter, si è dedicato parallelamente a un lavoro fotografico più personale, concentrandosi su diversi temi legati al corpo, all’acqua e ai paesaggi in movimento, o alla sua vita personale.

Una di queste serie ha attirato la nostra attenzione: Molitor (estate 1985). Unendo scatti colorati e artistici a un’estetica ultra-elegante, ci immerge in un bagno di libertà, in questo luogo diventato mitico, dove si riuniva l’élite parigina.  

Sigarette, costumi da bagno attillatissimi, corpi coreografati: ancora oggi le fotografie testimoniano il vento di libertà che soffiava su una gioventù gioiosa e indisciplinata.

Da scoprire anche gli autoritratti in bianco e nero dell’artista fotografa Victoire Orth. Nella serie Corps à corps, realizzata con uno specchio in una mano e una cinepresa nell’altra, le sue immagini mettono in discussione la nostra visione del corpo e della femminilità, sfidando i codici.

Un’altra artista da scoprire è Nereis Ferrer, fotografa di origine spagnola per la quale le fotografie, secondo le parole dell’artista, devono essere conversazioni.

Le foto rivelano immagini intime tra morbidezza, purezza e poesia. 

https://www.rencontres-arles.com

Mélissa Burckel