Partager l'article

BIENNALE DI VENEZIA

Tratto da un racconto di Leonora Carrigton 1, il titolo della 59a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia è fuorviante. Come le favole, mescolando orrore e meraviglia in una strana atemporalità, questa nuova edizione rivela il lato oscuro della favola e spesso ci immerge nelle sabbie mobili di mondi opachi e spaventosi.

Se la magia, a volte ridotta a raggi di luce riflessi sulle pareti di un padiglione vuoto (Spagna), può prendere una piega umoristica (Zsófia Keresztes e il suo After Dreams per il padiglione ungherese o Jonathas de Andrade all’interno del padiglione brasiliano), anche psichedelica (The Soft Machine and Her Angry Body Parts di Jakob Lena Knebl e Ashley Hans Scheirl, Austria), in molti padiglioni, il sogno si trasforma in un incubo e ci mostra i disastri dell’umanità, ma anche della transumanità.

Suicidio o vagabondaggio di mutanti, cyborg sviscerati, stanze oscure e pozze di acque nere e viscose… L’utopia umanista sembra ben sepolta sotto le macerie… Per fortuna c’è la terra – onnipresente matrice di torba in questa edizione – che ci chiama a unirci ad essa e trasformarci. Da questa promessa post umanista di “rincanto” del mondo e da altre visioni più disincantate, ecco qualche eco.

  1. Artista messicana presente in una delle “capsule storiche” della Biennale dedicata alle donne surrealiste (Leonor Fini, Remedios Varo…)

VENEZIA

Lympha

di Paolo Fantin e Oøeina

Magnifica installazione trittico che illustra la metamorfosi di un corpo femminile che si decompone nel terreno prima di trasformarsi in un ramo d’alloro, l’opera presentata da Paolo Fantin e dal gruppo Ophicina nel padiglione veneziano è commovente quanto quella esposta da Uffe Isolotto nel padiglione danese (vedi Acumen n°22), di cui sembra essere la controparte incantevole e per correggere le tenebre. Portando alla morte nella favola distopica di Uffe Isolotto, nel mito rivisitato di Dafne e Apollo di Paolo Fantin, la metamorfosi è rinascita. Alla degenerazione di una natura primordiale sopraffatta da mutazioni high-tech postmoderne risponde la rigenerazione da parte della linfa matrice, Madre Terra. Ritornare alla terra, e anche “diventare Terra”: questo è uno dei credi della filosofia postumanista che, secondo Cecilia Alemani, curatrice di questa 59° Biennale, “è la colonna vertebrale dell’intera manifestazione”.1

ARSENALE

Dal gigantesco labirinto di terra (Earthly Paradise) esposto all’Arsenale da Delcy Morelos (Colombia), all’albero titano di Muhannad Shono (Arabia Saudita), dalle Métamorphoses posthumaines presentate dal padiglione della Repubblica di San Marino al magnifico video dell’artista lituana Eglè Budvytytè: Song from the compost: mutating bodies, implosing stars [Chant du compost : corps en mutation, étoiles en implosion], la messa in scena di queste mutazioni del corpo sono numerosissime.

Menzione speciale, nel padiglione olandese elegantemente ceduto all’Estonia, a Kristina Norman per il film tratto dalla sua trilogia Orchidelirium, caratterizzato da un’inquietante catarsi della ferocia intrinseca all’uomo attraverso l’esibizione di una giovane donna che diventa bestia dietro le sbarre di uno zoo…

  1. In The Art Newspaper, n°40, aprile 2022

AUSTRALIA

Désastres

di Marco Fusinato

Come Nicolas Poussin nella sua Strage degli innocenti (c. 1630) o Picasso che fa scoppiare in grida e lacrime su tutta la sua tela dipinta in memoria del bombardamento di Guernica nel 1937, Marco Fusinato procede per saturazione, dopo Jacques Callot (Le grandi miserie di Guerra, 1633) e Francisco de Goya (I disastri della guerra, 1810-1815). Saturazione dello spazio “pittorico” ma anche dello spazio sonoro per raccontare i Disastri del nostro tempo. Con colpi violenti. Evocando l’infernale guazzabuglio di Jérôme Bosh, il caos sonoro e visivo inflitto ai visitatori del padiglione australiano li immerge in L’urlo e il furore 1: i suoni amplificati di un’ininterrotta esibizione dal vivo sulla chitarra elettrica piovono e scoppiano come bombe, persino il susseguirsi accelerato di scatti macabri che ci lascia appena il tempo di intravedere l’orrore… Immagini trash + rumore: Marco Fusinato ha colpito duramente.

  1. Titolo di un romanzo di William Faulkner pubblicato nel 1929.

CINA / Arsenale

Meta-Scape

Steaming Stillness di Liu Jiayu

Quale confine possiamo stabilire oggi tra mondo reale e mondo virtuale? La digitalizzazione del mondo è aumentata o ha consumato i nostri sogni? La contemplazione della vera natura può ancora riempire i nostri occhi sazi delle sue spettacolari e improbabili metamorfosi orchestrate al computer? Lo spettacolo grandioso degli spazi infiniti di una natura sublimata, un tempo dipinti sulla tela è oggetto di una nuova “estetica del sublime”? Tante le domande che, di fronte al magnifico spettacolo delle vere finte montagne della Cina allestito nel padiglione cinese da Liu Jiayu e dal suo studio high-tech, giungono al termine: vicino alla realtà ma sconvolgente, questa catena montuosa dispiegata in 3D è risultante da una virtuosa ibridazione visiva, fondendo i rilievi topografici delle montagne e il loro metamorfico “potenziamento” tramite l’intelligenza artificiale (IA), in una colorazione setosa e onirica.

www-jiayuliu-studio.translate.goog

SVIZZERA

The Concert

di Latifa Echakhch e Alexandre Babel

Hai mai assistito a un concerto impercettibile, non sonoro ma visivo e spaziale? È questa improbabile esperienza immersiva che l’artista visiva Latifa Echakhch e il musicista Alexandre Babel ci offrono nel padiglione svizzero. Uno spazio sensoriale (e memoriale) da attraversare, dalla luce alle tenebre, al ritmo di una composizione cieca, o meglio sorda, rivelando, attraverso una partitura luminosa, lo spazio nelle sue quattro dimensioni. Ridotta a bagliori, l’impronta sonora dei ritmi composti dal percussionista fa emergere, come spettri, secondo gli impulsi di una luce incandescente, enormi busti in legno riciclato che evocano i giganti costituiti dai carri allegorici. Le stesse persone che, all’ingresso del padiglione, giacevano nelle loro ceneri… Una bella drammaturgia dello spazio.

59ème Biennale di Venezia 

Giardini e Arsenale

www.labiennale.org

Fino al 27 novembre

Stéphanie Dulout

                                                                                           Inviata speciale a Venezia