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PETRINA HICKS, SENSUALISMO GALLEGGIANTE

Il velluto di una pelle incontra la luce delle squame e delle piume di un corpo estraneo. Il serpente e la civetta, simboli ctonii all’incrocio tra il mondo umano e quello sotterraneo, quello notturno e quello diurno, portano con sé le radici del mondo e i miti di un tempo remoto, e dialogano faccia a faccia con i corpi bianco perla e i rosa vellutati della fessura madreperlacea di una conchiglia… Ci troviamo all’inizio del nostro incontro con la fotografa australiana Petrina Hicks.

Esposta a livello internazionale e presente in numerose collezioni private e pubbliche, la fotografa lavora con materiale analogico con esigenza, così come un pittore classico dipinge con precisione la sua opera. A prima vista, curve fluide, body attillati e sguardi distanti o mascherati dietro i loro occhiali fumé creano esseri dai sensualismi fluttuanti, espressioni impassibili, movimenti congelati. Dal suo debutto nel 2004, le fotografie di Petrina Hicks richiamano l’antica tradizione scultorea. Eppure, emerge un’aura magica. The Unbearable Lightness of Being, The Gaze, Fly through the candle like a singless moth… I titoli delle sue serie non potrebbero essere le prime parole di un racconto psicologico? Questi esseri scultorei che incrociano umani e animali ci aprirebbero a un’immaginazione chimerica? La seduzione diventa il luogo del diversivo e invita al dialogo. La fotografa ci porta nell’imprevisto dei corpi, al limite della bellezza, quando la perfezione lascia il posto al vivo.

Petrina Hicks

Rappresentata dalla galerie Micheal Reid

https://www.petrinahicks.com/

Ana Bordenave