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Antonin Bonnet: uno chef eccezionale

Antonin Bonnet esercita l’arte della cucina alla perfezione. Ex discepolo di Michel Bras – dopo essersi fatto le ossa anche a L’Oustau de Baumanière – arriva a Parigi dove porta con sé una prima stella al rinomato Recruiting Sergeant. L’infanzia trascorsa a Lozère, immerso nella natura e circondato da animali, ha forgiato in lui una filosofia eco-responsabile che integra nei luoghi in cui lavora. Un approccio che diventa il suo marchio di fabbrica: assaggiare i piatti firmati da Antonin Bonnet diventa quasi un atto impegnato. Ogni prodotto è selezionato con cura, lavorato con il massimo rispetto e contro gli sprechi: tolleranza zero, tutto è usato con saggezza.

Questo è ciò che offre al Quinsou, il suo ristorante che ha aperto nel 2016, stella Michelin nel 2018, dove propone una cucina di ispirazione coreana (la sua compagna Jina è coreana). Vero artigiano del gusto e della buona tavola, il suo attaccamento ai principi ecologici lo porta ad aprire la sua macelleria, Boucherie Grégoire, a due passi dal ristorante. Vendeva i pezzi più nobili e conservava i ritagli per decorare i brodi e altre preparazioni di Quinsou. Un progetto radioso che purtroppo ha chiuso i battenti lo scorso ottobre, a causa dei vari lockdown. Quest’ultimo però gli aveva permesso di aprire Mimibaba: pop-up coreano che prende in prestito il soprannome di Jina, un secondo vento in questo periodo di porte chiuse. Perché come lo chef ha dimostrato finora, la sua cucina e le sue idee innovative continuano a stupirci.

Cheynnes Tlili